

L' ho trovato oggi, pubblicato ieri su Il Sole24ore. L' autore è Gianni Riotta. Mi è piaciuto e ve lo passo (con molte parti stralciate-troppo lungo per essere postato nella sua interezza-). A parte le considerazioni sulla figura di Oriana (piace, non piace, si possono condividere le sue idee, si possono rifiutare), mi ha colpito il "puntare" sulla funzione dello "scrivere" in sé.
«L'hai letto? ( Insciallah)» intimò. Mai mentire ad Oriana, peggio che mettere le dita nel tritacarne. «Non ancora» ammisi, e lei stentorea: «Leggilo e dimmi».
Perché per Oriana leggere senza dire era come non leggere, vedere senza scrivere era esser ciechi, imparare senza insegnare un delitto. (omissis)
Ne avevo un solo ricordo, la recensione che Bernardo Valli aveva dedicato a Insciallah nel luglio del '90, un articolo magistrale per doppio registro, leggibile come una carta da gioco rovesciabile, formidabile stroncatura irridente da una parte – a compiacere i circoli anti-Oriana – e paternalistica nota di finta complicità dall'altra. (omissis)
La sfida narrativa di Fallaci, che i critici comprenderanno nella prossima generazione emancipati dalla chiacchiera costipata dell'oggi, è narrare la Vita e la Morte, persuasa che «… nessuna società s'è mai evoluta al di fuori degli scrittori. Nessuna rivoluzione (buona o cattiva che fosse) è mai avvenuta al di fuori degli scrittori. Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato».
Non essere recensita, non entrare nel Museo delle Lettere o ricevere l'omaggio ipocrita di élite imbelli. No: scrivere. Oriana qui echeggia lo scrittore americano John Cheever… che annota nei suoi diari poco prima della morte nel 1982: «La letteratura è l'unica coscienza che possediamo, e il suo ruolo di coscienza deve coprire anche quel che non sappiamo comprendere, per esempio l'orrenda minaccia delle armi nucleari. La letteratura è stata la salvezza dei dannati, la letteratura ha ispirato e guidato gli amanti, sgominata la disperazione e forse può ancora salvare il mondo». (omissis)
Basta infine sostituire a "guerra", "vita" o "morte" e il mistero di Insciallah e della sua incomprensione da parte dei Farisei nel secolo scorso è dischiuso. Non risolto, dischiuso. Che la soluzione avverrà solo a lettura compiuta, con sgomento e ammirazione. Le due Oriane non troveranno ancora a lungo compimento in Italia, troppo forte e radicato il pregiudizio nei suoi confronti. Lei fingeva di non curarsene e se ne struggeva infinitamente, lasciando ruggire la passione con i pochi amici… «il giornalismo è una droga capisci? DRO-GA! Devi scrivere libri, romanzi, io ho solo perduto tempo con i giornali, i libri contano, I-LI-BRI!». (omissis)
Ora La legione dei segretari licenziati in fretta ha un posto fisso e ancora racconta: «I was Mrs. Fallaci's assistant!». I neoconservatori ne hanno fatto un'icona e prima o poi la sinistra liberal rivendicherà a sua volta l'Oriana nemica di ogni dittatura, la compagna di Panagulis. Tutto prevedibile e tutto vano, come l'indifferenza postuma che cancellerà i suoi critici saccenti. Restano i libri, I-LIBRI! e questo libro, LI-BRO! Leggetelo e non dimenticate Oriana, nessuna delle Oriane, nessuna.
Da: http://www.ilsole24ore.com