

Cheguei hoje, de repente, a uma sensação absurda e justa. Reparei num relampago intimo, que não sou ninguem. Ninguem, absolutamente ninguem. [...]
Não sou ninguem, ninguem. Não sei sentir, não sei pensar, não sei querer. Sou uma figura de romance por escrever, passando aerea, e desfeita sem ter sido, entre os sonhos de quem me não soube completar.
È arrivata oggi, d'impulso, una sensazione assurda e giusta. Ho capito in un baleno intimo, che non sono nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. [...]
Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono un personaggio di un romanzo da scrivere, che passa aereo e disfatto senza realtà, tra i sogni di chi non ha saputo completarmi.
Todos temos o patrão Vasques, para uns vivivel, para outros invisivel. Para mim chama-se realmente Vasques e é un hombre [...]. Para outros será a vaidade, a ansia de maior riqueza, a gloria, a immortalidade…
Tutti abbiamo un padrone Vasques, per gli uni visibile, per gli altri invisibile. Per me si chiama realmente Vasques ed è un uomo [...]. Per altri sarà la vanità. l'ansia di maggior ricchezza, la gloria, l'immortalità….
Si tratta, nelle parole dell'autore, di un' “Autobiografia senza fatti”, raccontata dal contabile Bernardo Soares, il quale lavora in un ufficio al quarto piano di Rua dos Douradores, nella Baixa di Lisbona.


Il libro rappresenta un enigma all'interno dell'opera di Fernando Pessoa, poiché fu scritto in forma di brevi frammenti durante quasi tutta la vita letteraria dello scrittore, tra il 1913 ed il 1935. Sebbene Pessoa lo menzionasse sempre con enfasi, non riuscì a farne un libro vero e proprio. Solo negli anni '80 un gruppo di ricercatori riunì i pezzi dell'opera – sparsi in quaderni, fogli sciolti, ecc. – nel Libro dell'Inquietudine.
il “Livro do dosessossego” fa comprendere che tutti abbiamo una rua Dos Douradores, un Vasques (reale o da noi stessi imposto), un ufficio o una fabbrica dove andare, e anche se non dobbiamo timbrare realmente un cartellino, la sostanza non cambia.