LA FESTA DEL PATRONO


Visitarono Formia, Gaeta – dove si persero la Mole Angioina -, Terracina, il tempio di Giove Ansure, videro la cosidetta torre di Cicerone, il Museo, andarono a Fondi, non si persero un mercatino. Poi finalmente arrivò il giorno della festa del patrono, San Rocco, che sarebbe culminata a notte con i fuochi artificiali.
Bambini agitatissimi, boicottati dagli adulti: ” Ci porti?”
” Figurati, con la gente che ci sarà!” ,
oppure ” Ma dico, siamo matti?”
Il cognato preferito di Eva ruggiva: ” Dovrei venire in quel cas..o dell' altro mondo? Ma, mi ci vedete?” In effetti non ce lo vedeva nessuno e fu così che Eva si lasciò alle spalle tutta la tribù e scese a Sperlonga con il figlio, con lui cenò, con lui andò al cinema, calma e rilassata in un trambusto da fine del mondo e, all' uscita del cinema trovò ad attenderla: cognato, cognata e quattro nipoti acquisiti, appollaiati sul muretto, che ingannavano l' attesa di lei masticando chili di brustolini.
” Bene, disse, era tanto che non ci vedevamo.”
Poiché il traffico era veramente congestionato, tanto che il cognato tentò d' improvvisare un numero dal titolo ” Fermi tutti, ci penso io a dirigere il traffico”, causando uno dei peggiori ingorghi della storia di quell' antico paese, e poiché la gente era tanta che, se fosse caduto uno spillo, sarebbe rimasto in piedi, si decise (e fu un plebiscito del tipo ” Io vado, voi fate quello che vi pare”), di andare a vedere i fuochi dall' alto. Raggiunte così le auto, constatato con un sospiro di sollievo che erano tutte intere, vi salirono e andarono su per la montagna fino a una discreta piazzuola proprio sopra Sperlonga..
Il buio regnava sovrano. In basso si vedevano le luci del paese, il caos giungeva filtrato in un lontano sussurro, se si stava attenti si coglieva il movimento del mare.
Questo e null' altro, i fuochi non incominciavano, i pargoli diventavano noiosi, i padri si spazientivano. Eva si chiuse in macchina, chiuse gli occhi e finse d' essere altrove, non importava dove, dovunque, ma non lì. Infine l' urlo ” Incominciano!”
I bambini emersero dalle sterpaglie dove avevano finito per rintanarsi a giocare, gridando: ” Dove? Dove?” I padri con dolcezza, ovvero prendendoli per il collo e sbattendoli fronte al mare, indicarono il punto alla progenie e ” Ohh! Ohh!…..” e subito i fuochi finirono.
All' una di notte, felicemente distrutta, Eva mise a letto il figlio unico e adorato, poi si chiuse nel cesso e si ripromise di chiedere ad Antonio quanti fuochi avesse visto: lei ne aveva contati tre decenti e poi diversi sputacchi colorati che nemmeno l' essere più ottimista avrebbe potuto definire fuochi e, si badi bene, lei non era un' ottimista.
PONZA


E, per concludere, Ponza.
Ponza é un' isola e da sempre l' idea ” isola ” aveva attratto Eva, vuoi per la sensazione di appartato che le suscitava in mente, una zolla di terra circondata dal mare, vuoi per una certa forma di sentimentalismo poetico o, se si vuole, romanticismo da romanzo rosa che, pur con tutti i dubbi sulla sua effettiva validità, sempre le era mancato, creandole in fondo all' animo di donnetta desiderosa di un qualcosa di cui si sentiva privata, una sottile nostalgia, destinata a trasformarsi negli anni in un senso di frustrazione, peggio nella consapevolezza d' esser stata depredata di qualchecosa senza che neppure se ne fosse accorta, ma questa é un' altra storia.
Comunque ” l' isola” non le suscitava fantasie particolari di sentimentalismo fra due , dico due e insisto sul due , anime legate l' una all' altra dal destino, ma solo le convogliava l' idea di lei, Eva, sola, che camminava, sola, su spiagge lambite da lente onde o battute da ondate fragorose, persa in sé e nei suoi pensieri.
A Ponza si andava: a) in aliscafo b) in motonave.
Motivi d'ordine economico fecero propendere per il secondo mezzo di trasporto che avrebbe bilanciato lo svantaggio della lentezza con il vantaggio di permetter una vera gita sul mare. Alla faccia della gita.
O.K. Partecipavano alla spedizione Eva, Antonio, l' erede, il cognato prediletto con relativa sposa e relativi figli, più uno dei nipoti itriani.
Il mattino stabilito, all' alba, il cielo si aprì riversando su Sperlonga e dintorni ettolitri d'acqua e quintali di grandine. I locali dissero che era la fine del mondo, che non s' era mai vista una cosa del genere a memoria d'uomo. Itri fu semisommersa, la cognata disse d' essere stata colpita da un chicco di grandine delle dimensioni d' un uovo di gallina, di tacchino…boh. La gita ovviamente saltò e fu rimandata a quando la situazione atmosferica si fosse normalizzata.
Fu così che una bella mattina riuscirono ad imbarcarsi sulla motonave che si rivelò una sinistra barcaccia a due ponti, sovraccarica di gitanti diretti, inutile dirlo, a Ponza. Ci fu la corsa prima per trovare il posteggio delle auto, poi per i posti a sedere:
“Qui, là…no, vieni su!” E rimasero tutti in piedi.
Il mare era una tavola scintillante e la barcaccia avanzava come una lumaca. C' era troppa gente per godere lo spettacolo di una luminosa mattina sul mare, anche perché Antonio voleva a tutti i costi far fotografie e rompeva tutti – eventuale incanto compreso -. In compenso il cognato s' era perso (i due fratelli avevano a volte di questi colpi di genio). Dopo un tempo incredibilmente lungo l' isola fu avvistata e il caro Antonio volle ricalcare le orme della vedetta di Cristoforo Colombo: non gridò ” Terra! Terra!”, ma : ” Ponza! Ponza!” e si rinchiuse nel bugigattolo toilette, perché a suo dire, spenzolandosi dall' oblò del medesimo poteva ottenere delle ottime imquadrature fotografiche dell' isola. Fu così che Eva che teneva ben stretto l' erede stando sul ponte superiore, vide sbucare da un oblò del ponte inferiore la testa della sua dolce metà cui un giorno ormai lontano aveva giurato eterno amore, poi le mani dello stesso con macchina fotografica ben salda fra le dita: una tartaruga con obiettivo.
Approdarono e i gitanti sciamarono per l' isola che tutti dicevano molto bella: si parlava di piscine naturali e di altre inconsuete meraviglie.
Di Ponza Eva vide nell' ordine: a) bar b) salumiere per rifornimento di panini e beveraggi c) edicola per rifornimento di giornali d) una spiaggetta stretta, corta, a sassetti, con tanto tanto catrame. Si godette il figliolo lagnoso per la mancanza di sabbia con cui giocare fino all' ora del reimbarco insieme alla compagnia del nipote itriano che si portava a spasso, penzoloni, un paio di tubolari orrendamente bucati, mentre il resto della compagnia si diceva estasiata di tutto: d' altra parte era cosa nota urbi et orbi che lei era un' incontentabile.
Si riuscì, é vero, al ritorno, a strappare i posti a sedere lottando sanguinosamente, ma il mare s' era fatto leggermente mosso e la malefica barcaccia faceva un metro avanti e mezzo metro indietro. Vi fu un' epidemia diffusa di vomitilla fra i gitanti stremati e, a sera tardi, quando finalmente toccarono terra, Antonio fu lapidario e disse che lui lo aveva sempre saputo: ” Le isole sono posti di …”. Eva decise che se mai avesse avuto vita e quattrini a sufficienza, ci sarebbe tornata, a Ponza: da sola, in aliscafo, avrebbe fatto il giro dell' isola, sarebbe andata alle piscine naturali.
A tutt' oggi Antonio, dimostrandosi per una volta coerente, si rifiuta di prendere anche solo in considerazione villeggiature insulari: dall' Elba alla Sardegna, dalle Tremiti alla Sicilia.
Che altro su Sperlonga? Certo altro accadde, ma come Dio volle, si ritornò a casa e il tempo incominciò la sua lenta, sicura opera: sfumò le asprezze, addolcì i fattacci, e tutto aureolò con la patina del ricordo, nella dolcezza del ciò che é trascorso e che, proprio per questo suo essere finito, ci si può permettere il lusso di riguardare con occhio benevolo o almeno non troppo astioso. Insomma passa la voglia d' infilare la testa di qualcuno nel water e poi tirare l' acqua, perché ormai non ne vale più la pena.
THE END